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Luigi Stifani

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Luigi Stifani è stato considerato a lungo come il musicista terapeuta, guaritore, il barbiere di rivista che guariva le signore tarantate. E’ stato un violinista che, grazie ai virtuosismi del suo strumento e ai moduli musicali da lui stesso inventati, ha condotto, nel corso della sua vita, innumerevoli esorcismi di tarantate.

La taranta è viva grazie a Mesciu Gigi che oltre a trasmettere la sua musica ha svelato il volto della cultura popolare del tarantismo (Ruggiero Inchingolo).

Il maestro Luigi Stifani è considerato uno dei più importanti violinisti terapeuti dei rituali legati al tarantismo salentino, fenomeno tra i più rilevanti della demo-antropologia italiana. Dal fratello Antonio, anch’egli musicista polistrumentista, apprese i primi rudimenti musicali.

Maestro Gigi ha “musicato” le tarantate fin da giovane. Le ha curate col “pizzico” del violino, che a suo dire ritocca il veleno che si poggia sullo stomaco. Quando le tarantate ricevono questo suono si incominciano ad eccitare rovesciando il giallo del veleno che è nello stomaco.

Stifani accompagnò Ernesto De Martino in occasione della sua ricerca sul tarantismo negli anni cinquanta, introducendolo ai simbolismi di una tradizione che trovò spazio in uno dei saggi fondamentali dell’antropologia italiana, La terra del rimorso. D’altro canto, lo stesso libro conferì notorietà anche a Mesciu Gigi che, a differenza di altri importanti e coevi musicisti terapeuti, mantenne ampie relazioni con il mondo degli studiosi accademici e non, e fino alla scomparsa, la sua bottega di barbiere è stata meta di un’inesauribile sequenza di amici, studiosi e curiosi.

Tra gli studiosi più assidui c’era Ruggiero Inchingolo, allora studente al DAMS di Bologna, che dopo alcuni anni di studio sulla musica, sulla tecnica violinistica e sul contesto musicale di Mesciu Gigi, nonché attraverso un’esperienza di incontro umano tra musicisti, si laureò nel 1989 con la tesi Biografia di un suonatore popolare: Luigi Stifani di Nardò. [1]

Ad un certo punto due signori, Ernesto De Martino, che aveva circa cinquant’anni e Diego Carpitella che ne aveva compiuti appena trenta, nel corso di un’indagine sul campo, nella tarda Estate del ’59 arrivano a Nardò e trovano una terapia in atto, vanno a casa di questa signora in terapia domiciliare e trovano questa orchestrina al lavoro, che trattavano quest’ammalata suonandogli praticamente addosso.

I violinisti ed i tamburellisti si avvicinano al volto della persona che giace a terra nel circuito rituale della terapia, indifferenti ed immobili, e cercano di scuoterle.

Nasce un’amicizia tra i tre e specialmente tra Stifani e Carpitella che invita l’orchestrina, nel 1960, a Bari, nella sede della radio regionale, facendo numerose registrazioni, come fecero registrazioni importanti nel ’59.

Nel ’66 Carpitella tornò giù facendo anche il primo filmato senza sonoro ed in bianco e nero che intitolò “Meloterapia del tarantismo” ed è, forse, la prima testimonianza visiva di questa sindrome. Questo filmato è stato poi restaurato e sincronizzato con il sonoro relativo che esisteva.

Esistono altre immagini girate da un regista documentarista, Gianfranco Mingozzi, che realizzò,nel ’61 e nel ’62 ed oltre, a più riprese, la testimonianza di alcune terapie. Vedrete un tappeto a terra composto da lenzuoli, che delimita lo spazio virtuale in cui si muove la signora sofferente, intorno vedrete i musicisti che la attorniano tra cui troviamo uno Stifani molto giovane.

La conoscenza di questo fenomeno è dovuta ad una ricerca sul campo condotta da un’equipe formata da vari studiosi, tra cui il più importante era de Martino, nacque nell’Estate del ’59, equipe formata, oltre che da de Martino stesso, dal musicologo Pietro Carpitella, il medico Guglielmo Gardiner, uno psichiatra ed una psicologa, le antropologhe Annabella Orsi e Signorelli, Vittoria Palma assistente sociale ed il fotografo Franco Pinna.

In quegli anni il Tarantismo fu anche filmato da un regista agli esordi, Gianfranco Mingozzi, ne risultò un documentario storico che mostra il fenomeno come appariva negli anni dei viaggi di de Martino.

Il testo del documentario fu scritto, sotto la direzione dello stesso de Martino, dal poeta Salvatore Quasimodo, premio nobel nel 1959.[3]

“Tutte le tarantolate che ho curato musicalmente col violino, coll’organetto (…) le ho guarite con la terapia della musica. Dall’età di quattordici anni (…) ne ho guarite oltre una cinquantina”. Luigi Stifani un po’ racconta e un po’ recita di fronte alle telecamere dirette da Edoardo Winspeare nel documentario “San Paolo e la taranta”. [2]

Fonti :
[1] Wikipedia
[2] www.vincenzosantoro.it

Autore: Mauro De Filippis

Laureato in Ingegneria Informatica nel 2008 presso l’ Università del Salento, Appassionato di Musica e di Musica Popolare, sono tra i fondatori del Gruppo Musicale e vicepresidente dell'Associazione Culturale AriaFriscA per oltre 15 anni impegnata nella rielaborazione e riproposizione della tradizione musicale Salentina. Studio Fisarmonica, adoro strimpellare gli strumenti della tradizione Celtica quali Tin e Low Whistle. Attualmente collaboro con i Tammurria e i SemiSparsi Per contattarmi potete usare la pagina Facebook di stornellisalentini.com Mi trovate anche su : Instagram by Mauro De Filippis e Youtube by Mauro De Filippis

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